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Lettera aperta a Papa Francesco
The Remnant implora Papa Francesco
di cambiare rotta oppure di rinunciare all’ufficio Petrino


Pubblicata sul sito del giornale americano The Remnant.
 La lettera è stata pubblicata in diverse lingue, compresa l'italiana
Chi vuole, può sottoscrivere questo appello tramite i suindicati collegamenti

Fonte: Lettera aperta a Papa Francesco - del giornale americano The Remnant - 8 dicembre 2015
Segnalato da: Inter Multiplices Una Vox

Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi
e quanto scritto nello spazio giallo sono generalmente della Redazione

8 dicembre 2015
Festa dell'Immacolata Concezione
 
       Santo Padre,
Papa Celestino V (r. 1294), riconoscendo la sua incapacità di ricoprire l’ufficio al quale era stato così inaspettatamente chiamato quand’era ancora l’eremita Pietro di Morrone, e comprendendo i gravi danni che le sue scarse capacità di governo avevano causato alla Chiesa, decise di dimettersi dal suo incarico dopo soli cinque mesi di pontificato. Egli venne canonizzato da Papa Clemente V nel 1313. Successivamente, Bonifacio VIII tolse qualsiasi dubbio in merito alla validità di un atto pontificio così straordinario, confermando per sempre (ad perpetuam rei memoriam) che “il Pontefice Romano può liberamente rinunciare al pontificato”.
 
       Un numero crescente di Cattolici, tra i quali anche diversi cardinali e vescovi, cominciano a riconoscere che il suo pontificato, anch’esso il risultato di un’elezione inaspettata, è parimenti causa di grave danno per la Chiesa Cattolica.
È diventato ormai impossibile negare il fatto che Lei, Santità, non è in possesso delle capacità o della volontà di compiere ciò che è invece dovere di ogni Papa - secondo le parole del suo stesso predecessore: “Egli deve… vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all’obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte ad ogni opportunismo.”
 
       Purtroppo, come dimostra il libello allegato a questa nostra Petizione, Lei ha dimostrato più di una volta un’aperta ed allarmante ostilità nei confronti degli insegnamenti, della disciplina e delle consuetudini tradizionali della Chiesa Cattolica, così come dei fedeli che cercano di difenderli, preoccupandosi invece di questioni sociali e politiche che esulano e trascendono dalle competenze di un Pontefice di Santa Romana Chiesa.
Di conseguenza, i nemici della Chiesa si deliziano del suo pontificato, esaltandolo più di quanto abbiano fatto con tutti i suoi predecessori. Si tratta di una situazione insostenibile che non ha eguali nella storia della Chiesa
 

 

       L’anno scorso, parlando delle dimissioni di Papa Benedetto, Lei ha dichiarato “farei lo stesso”, qualora un giorno non si sentisse più in grado di esercitare il suo ministero. Nel primo anniversario delle dimissioni di Benedetto, lei ha invitato i fedeli “a pregare insieme con me per Sua Santità Benedetto XVI, un uomo di grande coraggio e umiltà.”
 
      È con non poca trepidazione e con rispetto filiale, consci di agire sotto lo sguardo di Dio Onnipotente che ci giudicherà tutti nel Giorno del Giudizio, che imploriamo rispettosamente Sua Santità di cambiare rotta per il bene della Chiesa e la salvezza delle anime. Altrimenti, non sarebbe forse meglio per Lei rinunciare all’ufficio Petrino, piuttosto che persistere su quello che minaccia di diventare un compromesso catastrofico per l'integrità stessa della Chiesa Cattolica?
 
       A questo riguardo non possiamo non far nostre le parole di Santa Caterina da Siena, Dottore della Chiesa, nella sua famosa lettera a Papa Gregorio XI, nella quale lo implorò di far uscire la Chiesa da una delle sue crisi più grandi: “Poiché esso v’ha data l’autorità, e voi l’avete presa; dovete usare la virtù e potenzia vostra: e non volendola usare, meglio sarebbe a refutare quello che è preso: più onore di Dio, e salute dell’anima vostra sarebbe…”
 
       Maria, Aiuto dei Cristiani, prega per noi!
 
       I vostri sudditi in Cristo,
 
Christopher A. Ferrara
Michael J. Matt
Dr. John Rao
Professor Brian McCall
Judge Andrew P. Napolitano
Elizabeth Yore
Timothy Cullen
Chris Jackson
Michael Lofton
Father Celatus
Connie Bagnoli
Susan Claire Potts
Robert Siscoe
 
   

 

Libellus

 
       Nel giorno del suo insediamento sulla Cattedra di Pietro, il suo predecessore Benedetto XVI aveva ricordato a tutti i fedeli Cattolici che “Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge. Al contrario: il ministero del Papa è garanzia dell’obbedienza verso Cristo e verso la Sua Parola.” Per questo motivo, proseguiva Benedetto, un Papa “non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all’obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte ad ogni opportunismo.”
 
       Fino ad oggi, Santo Padre, i suoi comportamenti e le sue parole ci costringono a dichiarare pubblicamente il suo fallimento nel rispettare la natura dell’ufficio Petrino, che Lei ha abusato in modo del tutto senza precedenti nella storia della Chiesa.
 
      Ci troviamo pertanto costretti ad esporre a Sua Santità le più serie preoccupazioni che allarmano così tanti fedeli, appartenenti ad ogni rango e posizione nella Chiesa, e che costituiscono le motivazioni di questa nostra supplica:
 
       Primo, invece del costante insegnamento della Chiesa sulla parola di Dio, Lei ha continuamente proclamato le proprie idee durante molteplici omelie, conferenze stampa, dichiarazioni improvvisate, interviste a giornalisti, discorsi di varia specie e letture  idiosincratiche della Scrittura.
 
       Queste idee, che spaziano dall’essere inquietanti fino alla palese eterodossia, sono perfettamente rappresentate da quel che è un po’ il suo manifesto personale, l'Evangelii Gaudium , un documento contenente una serie di pronunciamenti incredibili e che mai prima d’ora un Pontefice Romano aveva osato affermare.
 
       Tra questi, annoveriamo il suo “sogno… di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione.”
 
       È inconcepibile che un Pontefice Romano possa anche solo ipotizzare un’inesistente contrapposizione tra l’autopreservazione della Santa Chiesa Cattolica e la sua missione nel mondo!
 
       Secondo, invece di vincolare se stesso e la Chiesa all’obbedienza verso la parola di Dio, Lei ha ripetutamente deprecato tradizioni apostoliche ed ecclesiastiche, assieme ai fedeli che le difendono. Anche qui, la Evangelii Gaudium riassume perfettamente il suo pensiero: “Più della paura di sbagliare spero che ci muova la paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, nelle norme che ci trasformano in giudici implacabili, nelle abitudini in cui ci sentiamo tranquilli, mentre fuori c’è una moltitudine affamata e Gesù ci ripete senza sosta: «Voi stessi date loro da mangiare» (Mc 6,37).”
 
       Una mente Cattolica fatica a non rimanere esterrefatta dinanzi ad un Pontefice di Santa Romana Chiesa che irride la costituzione, le dottrine e le consuetudini stesse della Chiesa Cattolica, definendole mere “strutture”, “regole” e “abitudini” che priverebbero i fedeli del proprio cibo spirituale, lasciandoli morire al di fuori delle porte della Chiesa.
Lei ha osato affermare tutto ciò in merito a quella stessa Chiesa che ha costruito e trasformato intere civiltà, che ha allevato e nutrito innumerevoli santi, ordini religiosi, vocazioni sacerdotali e religiose, istituti di carità per la salvezza delle anime, oltre ad un numero incomparabile di opere di misericordia corporale.
 
       Allo stesso tempo, Lei ha spesso deriso quei fedeli che difendono le tradizioni della Chiesa, tanto da spingere un osservatore a stilare un “Piccolo Libro degli insulti“ da Lei rivolti ad alcuni suoi sottoposti - un comportamento del tutto senza precedenti per un Papa. Tra gli epiteti da lei lanciati con un abbandono quasi sconsiderato contro diversi cattolici osservanti, vi sono termini come: “fondamentalisti”, “Farisei”, “Pelagiani”, “trionfalisti”, “Gnostici”, “nostalgici”, “Cristiani superficiali”, “banda degli scelti”, “pavoni”, “moralisti pedanti”, “uniformisti”, “orgogliosi, autosufficienti”, “intellettuali aristocratici”, “cristiani pipistrelli che preferiscono le ombre alla luce della presenza del Signore,” e così via.
 
      Eppure, dalle sue labbra, Santo Padre, non è uscita nemmeno una parola di biasimo o di attacco contro tutti i nemici delle dottrine della Fede, né per i deviati sessuali che infestano la gerarchia ecclesiastica di oggi. Al contrario, lei ha dichiarato “chi sono io per giudicare?” in merito agli “omosessuali” nel clero, in particolare quel famigerato prelato da Lei stesso nominato direttore della Domus Sanctae Marthae e che dimostra di avere una disgustosa familiarità con la sua persona.
 
       Lei ha concesso udienze, largamente pubblicizzate, a deviati sessuali, inclusi transessuali ed omosessuali, organizzando tali incontri personalmente, via telefono. Lei ha riabilitato, e persino ricompensato con nomine prestigiose, alcuni teologi della liberazione, precedentemente sospesi e scomunicati da due dei suoi immediati predecessori, diversi promotori dell'omosessualità oltre che prelati che hanno insabbiato crimini sessuali compiuti da sacerdoti omosessuali.
 
       L’Evangelii Gaudium riassume perfettamente tutto il disprezzo - che non ha precedenti negli annali del papato - da Lei dimostrato nei confronti dei difensori della rettitudine dottrinale e liturgica. Di costoro Lei ridicolizza “una cura ostentata della liturgia, della dottrina e del prestigio della Chiesa”, affrettandosi poi ad accusare i cattolici tradizionalisti del fatto che “non li preoccupi il reale inserimento del Vangelo nel Popolo di Dio e nei bisogni concreti della storia”, fornendo di loro un’ingiusta e crudele caricatura di persone che vorrebbero ridurre la Chiesa “ad un museo o un possesso di pochi.”
 
       Uno degli episodi che più rivelano il suo sprezzante modo di pensare riguardo a questo argomento, è stata l'umiliazione di un chierichetto, andata in onda in tutto il mondo e resa ormai disponibile per sempre da internet. A quel ragazzo che si trovava in atteggiamento deferente, con le mani giunte in atteggiamento orante, davanti all’entrata delle Grotte Vaticane, Lei gliele ha aperte, prendendolo in giro e chiedendogli “ti si sono incollate le mani? Ah, pensavo che fossero incollate!”.
 
       Quel bambino ha avuto il merito di giungere nuovamente le mani, subito dopo, tornando ad una condotta appropriata per l’occasione in cui si trovava, ed in linea con una sana formazione spirituale cattolica.
Tuttavia, ci chiediamo quali effetti potrà avere quell’umiliazione pubblica, ormai disponibile per sempre su internet, sulla vita spirituale di un giovane impressionabile.
 
       In quello che è forse il suo insulto più grave nei confronti dei fedeli, la Evangelii Gaudium denuncia i cattolici tradizionalisti in quanto afflitti da quello che secondo Lei sarebbe un “neopelagianesimo autoreferenziale e prometeico.” Presumendo di conoscere la loro disposizione interiore, Lei afferma che questi cattolici “si sentono superiori agli altri perché osservano determinate norme o perché sono irremovibilmente fedeli ad un certo stile cattolico proprio del passato.”— come se la nostra santa religione fosse fatta di “stili” che possono passare di moda come un vestito o un cappello.
Lei è arrivato persino ad irridere “una presunta sicurezza dottrinale o disciplinare che dà luogo ad un elitarismo narcisista e autoritario, dove invece di evangelizzare si analizzano e si classificano gli altri…”
 
       Per amore della verità e della giustizia, Santo Padre, non possiamo non farLe notare che Lei stesso sembra aver passato molto del suo tempo ad analizzare, classificare ed in effetti giudicare gli altri - con crescente smarrimento ed imbarazzo da parte dei suoi sottoposti, che mai prima d’ora avevano veduto un simile comportamento da parte di un Pontefice Romano.
Purtroppo, questo suo comportamento non sembra attenuarsi. Di recente, durante un convegno sulla formazione sacerdotale, Lei ha affermato - scatenando le risate del pubblico - di avere “paura dei preti rigidi… meglio tenerli lontano, ti mordono!”.
Che scopo può avere una simile retorica se non quello di umiliare e marginalizzare tutti quei sacerdoti che ancora hanno il coraggio di difendere gli insegnamenti impopolari della Chiesa, senza scendere a compromessi con un mondo che ha dichiarato guerra a Dio e alla Sua legge?
Non è certo un caso se i mass media stanno celebrando il Suo pontificato!
 
      Ma più che a parole, Santo Padre, Lei ha orchestrato una persecuzione ben precisa contro tutti quegli ordini religiosi che stanno cercando di difendere e restaurare l’ortodossia, la sobria pietà, la vita interiore e la tradizione liturgica, in mezzo a quelle che il suo predecessore aveva descritto come “calamità” e “miserie” che la Chiesa ha dovuto subire in nome del Vaticano II, compresi “seminari chiusi, conventi chiusi, liturgia banalizzata…”.
Su suo ordine specifico, il prospero ordine dei Frati Francescani dell’Immacolata è stato letteralmente distrutto sulla base di ciò che il suo commissario apostolico (in seguito morto d’infarto) aveva definito “una deriva decisamente tradizionalista”. Anche l'ordine affiliato delle Sorelle dell'Immacolata è stato posto sotto un commissario apostolico a causa di certe “deviazioni” consistenti in una presunta formazione “pre-conciliare” - ovvero l’adesione alla liturgia e alla vita conventuale tradizionale - come se tutto ciò fosse ‘contagioso’ e andasse rimosso dalla Chiesa come una sorta di virus!
Questi sono i comportamenti di un dittatore spinto da un’ideologia ben precisa, e non quelle di un Padre che deve proteggere il sacro patrimonio della Chiesa.
 
       Vogliamo ricordare inoltre che, dopo lunghi anni di indagini e un processo disciplinare iniziato sotto il pontificato di Benedetto XVI, sotto la sua supervisione la Conferenza delle Superiore Religiose degli Stati uniti è stata blandamente ripresa e non le è stata inflitta alcuna sanzione disciplinare, malgrado il suo costante sostegno all’aborto, all’eutanasia e al matrimonio “omosessuale”, per non parlare della promozione di ciò che il Cardinale Müller, Prefetto per la Congregazione per la Dottrina della Fede, ha descritto come “errori fondamentali sull’onnipotenza di Dio, l’incarnazione di Cristo, la realtà del Peccato originale, la necessità della salvezza e la natura definitiva dell’azione salvifica di Cristo nel Mistero Pasquale.”
 
       Terzo, continuando nella sua sistematica denigrazione della dottrina e della disciplina tradizionali della Chiesa, oltre che di coloro che la difendono, Lei ha presieduto e controllato un “Sinodo sulla Famiglia” che si è ben presto rivelato essere un chiaro tentativo di annacquare e adattare l’infallibile insegnamento della Chiesa in tema di matrimonio, procreazione e sessualità, al fine di accomodare lo spirito ribelle della nostra epoca e l’immoralità che quest’ultimo ha ingenerato in tutta la nostra civiltà post-Cristiana.
 
       In nome della “misericordia”, i vari prelati progressisti che dominano il suo circolo di consiglieri - tra i quali annoveriamo il famigerato Cardinale Kasper, le cui opinioni e tesi Lei è andato promuovendo sin dall’inizio del Suo pontificato - proclamano adesso una falsa distinzione tra dottrina e pratica pastorale, in realtà intrinsecamente collegata alla prima, come se la Chiesa potesse a tutti gli effetti proibire un comportamento immorale in linea di principio, accettandolo però nella pratica.
Come ha dichiarato un importante cardinale, “è una forma di eresia, una pericolosa patologia schizofrenica.”
Malgrado ciò, esso è diventato uno dei temi principali del Suo pontificato, mentre Lei continua ad invocare la “misericordia” contro ogni legge morale della Chiesa, da Lei stesso sminuita avendola definita di volta in volta “regolette”, “barriere”, “porte chiuse” e “cavilli”.
 
       I progressisti da Lei personalmente nominati alla Segreteria e alla Commissione del Sinodo sulla Famiglia, insieme agli altri 45 progressisti da Lei aggiunti ai membri votanti di quel consesso (tra i quali anche il Cardinale Kasper), hanno unito le loro forze per attaccare l’indissolubilità del matrimonio, invocando l’ammissione “caso per caso” dei divorziati e risposati all’Eucaristia.
Questo significherebbe il rovesciamento di una disciplina sacramentale lunga 2000 anni e radicata nelle parole di Nostro Signore: “Chiunque ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio …” (Luca 16,18). Questa disciplina era stata ribadita da Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, malgrado la forte opposizione di chi voleva modificare tale insegnamento della Chiesa (primo tra tutti proprio il Cardinale Kasper).
Tuttavia, è apparso subito evidente che il suo desiderio, Santità, è quello di abbandonare tale disciplina, così come ha fatto quand’era ancora Arcivescovo di Buenos Aires oppure quando, una volta diventato Papa, ha telefonato personalmente ad una donna argentina, sposata civilmente con un uomo divorziato, per dirle che poteva ricevere l’Eucaristia a prescindere da ciò che il “suo rigido parroco” poteva aver detto in contrario.
 
       Durante la prima sessione del Sinodo, nel 2014, prima ancora che venisse letta dai Padri Sinodali Lei ha personalmente approvato - per poi farla pubblicare - la cosiddetta “relatio post disceptationem” che non era stata approvata da nessuno dei Padri del Sinodo e che a tutti gli effetti era stata scritta in anticipo, e quindi non rappresentava nemmeno lontanamente il loro consenso. Questo scandaloso documento chiedeva l’abbandono della disciplina tradizionale della Chiesa in merito ai divorziati e risposati a favore di un approccio “caso per caso”, ed una “valutazione” dell’“orientamento” omosessuale.
Un coraggioso prelato ha definito quel documento “una macchia nera che ha macchiato l’onore della Sede Apostolica.”
Tuttavia, malgrado la maggioranza del Sinodo avesse giustamente bocciato tale provvedimento, Lei ha denunciato “i cosiddetti… tradizionalisti” per il loro “voler chiudersi dentro lo scritto (la lettera) e non lasciarsi sorprendere da Dio, dal Dio delle sorprese…”
Infine, Lei ha ordinato che quello stesso documento venisse distribuito a tutti i vescovi del mondo, assieme ai tre paragrafi della relatio finale che non avevano ricevuto la maggioranza dei voti ma che Lei ha fatto includere lo stesso, dopo aver “strappato il libro delle regole” di un Sinodo che è stato “manipolato” sin dall’inizio per raggiungere un obiettivo predeterminato ma che - grazie a Dio - non ha avuto il risultato sperato.
 
       Durante la seconda sessione del Sinodo, nel 2015, Lei ha imposto che tutte le delibere si basassero sull’Instrumentum Laboris, un documento così eterodosso da essere stato denunciato da una coalizione internazionale di sacerdoti e laici in quanto “vera e propria minaccia nei confronti dell’intera struttura dell’insegnamento Cattolico sul matrimonio, la famiglia e la sessualità umana…”.
Quando anche quel documento è stato giustamente respinto dalla maggioranza del Sinodo e rimpiazzato all’ultimo minuto da un documento di compromesso - che crea comunque un’apertura per il rovesciamento della disciplina sacramentale della Chiesa— Lei si è affrettato a denunciare “i cuori chiusi che spesso si nascondono perfino dietro gli insegnamenti della Chiesa, o dietro le buone intenzioni, per sedersi sulla cattedra di Mosè e giudicare... i casi difficili.”
In altre parole, Lei stesso ha condannato quei Padri Sinodali che hanno difeso la costante disciplina sacramentale della Chiesa!
 
       Nella sua evidente determinazione nel far sì che la Chiesa accolga i fedeli divorziati che si risposano civilmente (persone che lei definisce inesplicabilmente “i poveri”), poco prima del Sinodo 2015 Lei ha concepito in gran segreto, e senza consultarsi con nessun dicastero competente in Vaticano, un improvviso e drastico “snellimento” del processi canonici di annullamento.
Un canonista di fama internazionale, analizzando l’allarme che una tale, improvvida “riforma” stava causando in tutto il mondo, l’ha descritta come “un modo per introdurre una specie di divorzio cattolico senza colpa …”
Anche Lei, Santo Padre, ha riconosciuto spontaneamente che: “Non mi è sfuggito quanto un giudizio abbreviato possa mettere a rischio il principio dell’indissolubilità del matrimonio …”.
 
      Quarto, in linea con la sua sbalorditiva tesi - prontamente ripresa e celebrata dai mass media - secondo cui la Chiesa sarebbe “ossessionata” da questioni legate ad “aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi,” per sua stessa ammissione Lei non ha “parlato molto di queste cose, e questo mi è stato rimproverato”.
Eppure, queste gravi malvagità minacciano la sopravvivenza stessa della nostra civiltà, in mezzo a quella che Giovanni Paolo II aveva definito “una cultura della morte” e “un’apostasia silenziosa”. Mentre si è occupato fin troppo di questioni politiche, Lei è rimasto del tutto inerme e silente quando l’Irlanda, un tempo Cattolica, ha legalizzato “il matrimonio omosessuale” con un referendum, o quando la Corte Suprema degli Stati Uniti ha imposto un tale abominio su tutti i cinquanta stati dell’unione.
 
       D’altra parte, mentre il mondo occidentale continua la sua discesa in un abisso di depravazione e mentre i fanatici islamici continuano a massacrare cristiani in Medio Oriente, in Africa e nel cuore stesso dell’Europa, Lei si è preoccupato dei “cambiamenti climatici”. La sua enciclica Laudato Si', l’unica da Lei prodotta fino ad oggi, teorizza l’esistenza di una “crisi ecologica” e adotta in modo acritico le tesi della cosiddetta “scienza dei cambiamenti climatici” (in realtà motivata ideologicamente e fortemente contestata) sulla quale tuttavia un Papa non ha alcuna competenza, tanto meno nel momento in cui egli ne presenta le teorie come se fossero “fatti incontestabili”.
 
       Quell’enciclica parla di “riscaldamento globale”, di uso eccessivo dell’aria condizionata, della perdita delle paludi di Mangrovia, della presunta minaccia nei confronti dei plankton e dei vermi, dell’estinzione di varie piante e animali - come se fossero un offesa a Dio - e tutto ciò prima ancora di arrivare a parlare di aborto (evitando comunque di parlare della pratica della contraccezione, questa sì del tutto contraria alla natura!).
Ma anche in merito all’aborto, la Laudato Si’ ne parla solo per quanto riguarda il non riconoscere l'importanza “di un embrione umano”, quando in realtà si tratta di un vero e proprio omicidio di esseri umani innocenti, ormai praticato in massa e con metodi terribili, dal momento che la morte del feto avviene risucchiando il corpicino dal ventre della propria madre, arto dopo arto, oppure per mezzo di forbici chirurgiche al momento stesso del parto.
 
       Non desta sorprese, quindi, il fatto che i potenti del mondo abbiano universalmente acclamato la Laudato si’ in quanto parte della “Rivoluzione di Francesco“ che i media, compresa la stampa “cattolico-progressista”, ha elogiato durante tutto il Suo pontificato.
 
       Quinto, Lei ha costantemente sminuito qualsiasi differenza dottrinale coi Protestanti in quanto insignificante e ha ripetutamente dichiarato, in modo alquanto surrettizio, che “ tutti i battezzati sono membri del medesimo Corpo di Cristo, la Sua Chiesa.
Anche in questo caso, Lei ignora o fa finta d’ignorare gli insegnamenti di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, e di ogni Papa prima di loro, incluso Pio XI, il quale insegnò esattamente l’opposto in merito alla condizione dei Protestanti: “Essendo il corpo mistico di Cristo, cioè la Chiesa uno, ben connesso; e solidamente collegato, come il suo corpo fisico, sarebbe grande stoltezza dire che il corpo mistico possa essere il risultato di componenti disgiunti e separati. Chiunque perciò non è con esso unito, non è suo membro né comunica con il capo che è Cristo.”
 
       A questo riguardo, Lei sembra ignaro dell’immoralità e delle eresie sempre più gravi all’interno di quelle stesse sette Protestanti che si impegnano da decenni in un inutile ed infinito “dialogo ecumenico” col Vaticano.
Dopo 50 anni di “dialogo” queste sette sono arrivate ad ammettere il divorzio, la contraccezione, l’aborto, l’omosessualità e “i matrimoni omosessuali”, rivendicando cose come il sacerdozio femminile e la nomina di “sacerdoti” e “vescovi” omosessuali. Infine, esse continuano ostinatamente a rifiutare gran parte dei dogmi fondamentali dell’unica vera religione rivelata da Cristo per la salvezza dell’umanità.
 
       Che ne è stato della “verità che ci renderà liberi” (Gv 8,32)?
Che fine hanno fatto le testimonianze degli innumerevoli santi e martiri che hanno passato tutta la loro vita, spesso sacrificandola in nome di Cristo, per tramandare la Fede Cattolica e difenderla dai tanti errori e dalla crisi sociale causati dalla rivolta Protestante, le cui conseguenze finali si stanno avverando oggi stesso sotto i suoi occhi?
 
       Sesto, negli ultimi giorni, le sue dichiarazioni in pubblico sembrano essere diventate ancor più superficiali e caotiche, il che desta ancor più scandalo e preoccupazione tra i fedeli:
 
      Il 15 novembre, durante la sua partecipazione ad una funzione domenicale Luterana, Lei ha affermato che gli insegnamenti Cattolici e Luterani in merito a Cristo sono “gli stessi”, e che qualsiasi differenza sarebbe meramente dovuta all’uso di un “linguaggio Cattolico” contrapposto ad un “linguaggio Luterano”.
Lei ha descritto il dogma della transustanziazione e la sua realtà ontologica come mere “spiegazioni e interpretazioni”, dichiarando che “la vita è più grande delle spiegazioni e delle interpretazioni” - come se “la vita” fosse “più grande” della Presenza Reale di Dio Incarnato nella Santa Eucaristia, che viene negata dai Protestanti.
 
       In quella stessa occasione, Lei ha suggerito che spetterebbe ai teologi determinare se i Protestanti possano o meno ricevere l’Eucaristia, quando invece la Chiesa ha già infallibilmente insegnato che ciò è impossibile, se non avviene prima la conversione e la professione della stessa fede dei Cattolici.
Affermare che la questione va “oltre la mia competenza” - ma non è proprio una delle competenza del Papa quella di difendere e tramandare l’insegnamento della Chiesa a questo riguardo? - Lei ha suggerito che un Luterano che si sposi con un Cattolico potrebbe ricevere l'Eucaristia “dopo aver parlato al Signore”, ma che su questo punto “non oso dire di più”.
Purtroppo però ha già detto abbastanza quando ha collegato una questione così importante per la salvezza dell’anima alla coscienza privata dell’individuo, che è propensa all’errore: “Perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna1 Cor 11,29)”.
 
       Il 21 novembre, durante un udienza ai partecipanti al Congresso mondiale sull’educazione cattolica, Lei ha detto: “Mai fate proselitismo nelle scuole. Educare cristianamente è portare avanti i giovani nei valori umani in tutta la realtà e una di queste è la trascendenza”.
Ma non è così, perché l’educazione Cattolica è soprattutto l’inculcazione dei valori divini nelle giovani menti, ovvero il Vangelo e tutto ciò che esso richiede ai fedeli Cattolici e a tutto il mondo, non certo meri valori umani o una vaga “trascendenza” priva del suo contenuto oggettivo, cioè Dio che si è rivelato nella persona di Nostro Signore Gesù Cristo, il Verbo Incarnato.
 
       Durante il suo viaggio in Africa, tra il 25 ed il 30 novembre, Lei ha affermato che il mondo “è al limite del suicidio“ a causa dei “cambiamenti climatici.”
Tuttavia, come accaduto durante tutto il suo pontificato, non ha menzionato minimamente la vera minaccia suicida della nostra civiltà, così egregiamente delineata dal suo grande predecessore, il Venerabile Papa Pio XII: “oggi quasi tutta l'umanità va rapidamente dividendosi in due schiere opposte, con Cristo o contro Cristo. Il genere umano al presente attraversa una formidabile crisi che si risolverà in salvezza con Cristo o in funestissime rovine”.
Rivolgendo costantemente le attenzioni della Chiesa ad una “crisi ecologica” secolare, Lei sta facendo perdere di vista ai fedeli la crisi Cristologica della nostra epoca, che mette a rischio la salvezza eterna di innumerevoli anime.
 
       Durante la sua conferenza stampa organizzata nel volo che la riportava a Roma, dopo il suo viaggio in Africa, Lei ha denunciato ancora una volta i Cattolici “fondamentalisti”, prendendosi gioco delle convinzioni religiose assolute dei membri ortodossi del suo gregge, che si basano sulla parola rivelata di Dio e sugli infallibili insegnamenti del Magistero in materia di fede e morale: Fondamentalismo è una malattia che c’è in tutte le religioni… noi Cattolici ne abbiamo alcuni - e non alcuni, tanti eh? - Che si credono con la verità assoluta e vanno avanti sporcando gli altri, con la calunnia, con la diffamazione, che fanno male, fanno male… il fondamentalismo religioso non è religioso, perché manca Dio… è idolatrico, come idolatrico il denaro.
 
       Dopo aver quindi denunciato “tanti” membri del suo stesso gregge come “idolatri”, Lei suggerisce un’equivalenza morale tra i Cristiani ed i fanatici islamici che stanno massacrando, torturando, stuprando, esiliando e schiavizzando così tanti Cristiani in tutto il mondo: “Non si può cancellare una religione perché ci sono alcuni gruppi – o molti gruppi – in un certo momento della storia, di fondamentalisti… a quante guerre, non solo di religione, abbiamo fatto noi cristiani? Il sacco di Roma non l’hanno fatto i musulmani!”
 
       Ancora una volta, le sue sconsiderate parole non sono degne di un Pontefice Romano e mettono in serio imbarazzo la Chiesa e Lei stesso. Anche solo da un punto di vista storico, le sue dichiarazioni sono infatti errate e vanno corrette:
 
       Innanzitutto, i Musulmani saccheggiarono davvero Roma nell'846, razziando San Pietro e spingendo Papa Leone IV a costruire le “Mura Leonine” proprio per “difendere la Sede di Pietro dal jihad musulmano.
 
      In secondo luogo, Santità, se le sue parole si riferivano al sacco di Roma del 1527 da parte dell'esercito dell'Imperatore Carlo V, quell’episodio non ebbe nulla a che vedere con il “fondamentalismo” religioso ma semmai con questioni politiche che portarono l’imperatore a punire Clemente VII, un papa debole e vacillante che si era improvvidamente alleato con Francesco I, re di Francia, all’epoca in guerra proprio contro Carlo V. Anzi, a dirla tutta, l’esercito dell’Imperatore era composto prevalentemente da Lanzichenecchi, cioè da mercenari tedeschi quasi tutti Luterani, e furono loro i responsabili delle profanazioni e delle razzie nella Città Eterna, oltre che di episodi di inaudita violenza contro i cattolici che vi risiedevano.
 
       In terzo luogo, in quello stesso periodo, molti pirati musulmani - che possiamo tranquillamente definire “fondamentalisti” violenti - stavano contribuendo all’espansione dell’Impero Ottomano per mezzo della conquista di molti territori Cristiani, fino a quando la decisiva e miracolosa sconfitta della flotta Mussulmana, durante la Battaglia di Lepanto del 1571, impedì la conquista islamica di tutta Europa e probabilmente un altro sacco di Roma.
 
       Dando ancora più scandalo, in risposta ad una domanda sul fatto che la Chiesa debba o meno “cambiare la sua posizione” in merito all’immoralità della contraccezione e permettere quindi l’uso dei preservativi per limitare nuove epidemie di virus HIV, Lei ha parlato di questa pratica immorale come di “uno dei metodi”, dando quindi l’impressione di legittimarla e suggerendo al tempo stesso che essa rappresenta un dilemma morale per la Chiesa, paragonandola persino alla guarigione di Nostro Signore nel giorno del Sabbath:
La domanda mi sembra troppo piccola e mi sembra anche una domanda parziale. Sì, è uno dei metodi; la morale della Chiesa si trova – penso – su questo punto davanti a una perplessità: è il quinto o è il sesto comandamento? Difendere la vita [con i preservativi!], o che il rapporto sessuale sia aperto alla vita? Ma questo non è il problema. Il problema è più grande.
Questa domanda mi fa pensare a quella che hanno fatto a Gesù, una volta: “Dimmi, Maestro, è lecito guarire di sabato?”. E’ obbligatorio guarire!…. Ma la malnutrizione, lo sfruttamento delle persone, il lavoro schiavo, la mancanza di acqua potabile: questi sono i problemi. Non chiediamoci se si può usare tale cerotto o tale altro per una piccola ferita. La grande ferita è l’ingiustizia sociale, l’ingiustizia dell’ambiente…
 
       Quindi, Lei sembra accettare il fatto che vi sia spazio per considerare questo “metodo”, anche se lo vede come un rimedio alquanto triviale (un cerotto!), malgrado esso faciliti la fornicazione ed il diffondersi di una cultura di totale depravazione sessuale. Infine, Lei subordina la legge morale all'ingiustizia sociale o ambientale!
 
       Ancora una volta, la Chiesa si ritrova ferita per lo scandalo e la confusione causata dalle sue dichiarazioni alla stampa, del tutto improvvide ed improvvisate, su questioni morali e teologiche fondamentali in merito alle quali un Papa dovrebbe parlare o scrivere con la massima prudenza e cautela, invocando l’assistenza divina.
 
       Infine, è appena comparsa sul sito del Vaticano un'intervista di Sua Santità al settimanale Credere, nella quale Lei allude favorevolmente (ancora una volta) alla falsa nozione di “misericordia” espressa dal Cardinale Kasper, rivelando di voler condurre “una rivoluzione della tenerezza” - una chiara allusione al titolo del libro del Cardinale Kasper, pieno di elogi nei confronti della sua persona, intitolato Papa Francesco. La rivoluzione della tenerezza e dell’amore.
Lei ha dichiarato che questa “rivoluzione della tenerezza” comincerà durante il prossimo Giubileo della Misericordia, e che essa comprenderà “tanti gesti”, “uno diverso” durante “il venerdì di ogni mese”.
 
       I motivi da Lei addotti per questa “rivoluzione della tenerezza” sono dovuti al fatto che, secondo Lei: “la Chiesa stessa a volte segue una linea dura, cade nella tentazione di seguire una linea dura, nella tentazione di sottolineare solo le norme morali, ma quanta gente resta fuori.
Confermando il suggerimento del suo intervistatore sul fatto che la Chiesa deve “scoprire un Dio che si commuove e si intenerisce per l’uomo”, lei ha risposto così: “Scoprirlo ci porterà ad avere un atteggiamento più tollerante, più paziente, più tenero” - come se la Chiesa avesse sempre mancato di tolleranza, pazienza e compassione per i peccatori, prima del suo pontificato!
 
       Che cosa sono queste incredibili affermazioni se non un’assoluta minaccia, da parte di un Pontefice Romano, di ignorare le “regole morali” - cioè, il costante insegnamento del Magistero infallibile della Chiesa Cattolica - in nome di una falsa misericordia, specialmente in merito ai divorziati e risposati e ad altri che Lei ritiene in qualche maniera “esclusi”?
Che cosa dobbiamo pensare di un Papa che afferma che la Chiesa fondata da Cristo per insegnare infallibilmente su questioni di fede e morale sia “caduta nella tentazione di seguire una linea dura” proprio sulle questioni morali più importanti?
Che cos’altro, se non la disperazione e l’indignazione, possono sperimentare i fedeli di oggi davanti ad un Papa che afferma cose mai sentite prima nei 2000 anni di storia della Sede di Pietro?
 
      I Cattolici sanno bene che una vera rivoluzione della tenerezza avviene in ogni anima che venga battezzata o che, rispondendo alla grazia del pentimento, dopo essere entrata in confessionale col cuore contrito ed il fermo proposito di pentirsi, si liberi alfine dei propri peccati, riceva l’assoluzione da parte del sacerdote che agiste in persona Christi e ne emerga “bianca come la neve”, per usare l'espressione del suo predecessore quando parlò del Sacramento della Confessione.
La Chiesa Cattolica è sempre stata fonte inesauribile di misericordia divina, per mezzo dei suoi Sacramenti. Che cosa può mai aggiungere questa sua presunta “rivoluzione” a ciò che Cristo ha già dato alla Sua Chiesa? Lei è forse in grado di dichiarare un’amnistia nei confronti dei peccati mortali? Può forse perdonare ciò che non è perdonabile senza pentimento e contrizione? Può forse essere più misericordioso di Dio stesso?
 
       Ogni giorno di più, purtroppo, cresce la sensazione che, malgrado sia il Vicario di Cristo in terra, Lei non abbia in realtà alcun interesse a difendere la fede e la morale che vengono attaccate oggi più che mai, né che abbia alcuna intenzione di richiamare le pecore smarrite all’ovile che Nostro Signore ha istituito per la loro salvezza. Al contrario, Lei sembra aver dedicato il suo pontificato ad un programma di lassismo dottrinale e disciplinare, il cui tema principale è quello di denunciare i cattolici ortodossi e una presunta mancanza di misericordia nella Chiesa.
Allo stesso tempo, Lei si avventura su questioni politiche e sociali, come quella dei cambiamenti climatici, l’ambientalismo od il ripristino delle relazioni diplomatiche tra Cuba e gli Stati Uniti, in merito alle quali il Papa non ha alcuna competenza o autorità.
 
       Dopo essere stati colpiti da una tempesta di controversie una dopo l'altra, causata dalle sue parole e dai suoi gesti senza precedenti, sempre più fedeli si sentono come se “la Chiesa abbia perso la bussola.
 
       In sostanza, Santo Padre, negli ultimi due anni e mezzo Lei ha ottenuto l’unanime consenso da parte del mondo secolare, ma al prezzo di gettare il bene comune della Chiesa in uno stato di confusione e divisione.
Lei ha ridicolizzato, rimproverato e condannato i cattolici ortodossi, dimostrando al contempo un’illimitata tolleranza verso tutto ciò che è eterodosso o sessualmente deviato, mirando a sovvertire la disciplina sacramentale che era stata difesa da un Papa che Lei stesso ha canonizzato.
Accompagnato ovunque dall’adulazione dei mass media e dalle folle adoranti, Lei sembra essersi dimenticato dell’avvertimento di Nostro Signore: “Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti.”.
 
       La situazione ha raggiunto il punto in cui un anziano funzionario del Vaticano, riflettendo sulle preoccupazioni di tanti Cattolici di ogni grado e posizione, si è sentito in dovere di dichiarare ad un famoso giornalista Cattolico che “questo pontificato pone seri rischi per l’integrità degli insegnamenti Cattolici in tema di fede e morale.”
 
       Concordando con le conclusioni di quel prelato, siamo costretti dinanzi a Dio a dichiarare pubblicamente e in coscienza che il suo pontificato, Santità, non può non essere considerato un grave pericolo per la Chiesa - un pericolo che sembra aumentare di giorno in giorno. I perniciosi effetti del suo pontificato, infatti, sono diventati ormai evidenti tanto che sempre più Cattolici di tutto il mondo stanno abbandonando quasi con noncuranza gli insegnamenti teologici e morali della Chiesa, prendendo come punto di riferimento le sue parole ed i suoi gesti - così felicemente strombazzati dai mass media di mezzo mondo - piuttosto che l’insegnamento infallibile del Magistero degli ultimi 2 mila anni.
 
       E adesso, con la sua condanna della “linea dura” della Chiesa sulle “norme morali” e la sua proclamazione di una “rivoluzione della tenerezza”, ci troviamo a dover fronteggiare la minaccia di “gesti” di “misericordia” del tutto senza precedenti, che potrebbero minare alle fondamenta l’intero edificio morale della Chiesa, con grave detrimento di innumerevoli anime, la cui salvezza è ormai a rischio.
A quanto pare, uno di questi “gesti” dovrebbe essere un’esortazione apostolica post-sinodale, nella quale verranno ammessi all’Eucaristia i pubblici adulteri, secondo il giudizio dato dai singoli vescovi o dalle singole conferenze episcopali. Questo comporterebbe un vero e proprio sacrilegio di massa, l’effettivo sgretolamento dell’unità ecclesiastica, l’abolizione de facto della dottrina sul peccato mortale ed il requisito dello stato di grazia per poter condurre una vera vita sacramentale, il collasso dell’insegnamento morale della Chiesa e, infine, la resa di qualsiasi pretesa di un Magistero infallibile.
Purtroppo tutto questo sembra preludere ad una serie di eventi quasi apocalittici per la Chiesa.
 
       Santo Padre, noi non osiamo ovviamente giudicare le intenzioni o le ragioni soggettive delle sue parole e dei suoi gesti, del tutto senza precedenti e che tanto danno hanno arrecato alla Chiesa nel corso del suo breve ma turbolento pontificato.
Tuttavia, non possiamo rimanere in silenzio di fronte ai danni oggettivi che la Chiesa ha già dovuto subire, conditi da un’infinita serie di elogi secolari nei confronti del “Papa della gente“, e nel timore dei danni che essa dovrà subire in un futuro ormai prossimo.
 
      Ricordando ancora una volta le parole del suo predecessore, un Papa deve esercitare il proprio potere in modo da “vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all’obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte ad ogni opportunismo.”
 
       Quando un Papa non può o non vuole perseguire quest’obiettivo, o peggio ancora quando sembra essere determinato ad agire contro di esso, allora non sarebbe meglio per la Chiesa se egli si dimettesse dall’augustissimo ufficio di Vicario di Cristo?
 
       Meglio questo che rischiare un compromesso fatale per la dottrina e la disciplina ecclesiastica, che potrebbe sovvertire 2000 anni di tradizione apostolica ed ecclesiastica ed incorrere quindi, per citare la famosa formula usata da Papa San Pio V, “nell'indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati Apostoli Pietro e Paolo”.
 
       8 dicembre 2015
Festa dell'Immacolata Concezione
 
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